Il calcio dice addio al grande Boskov

di Redazione Commenta

Vujadin Boskov, tra pochi giorni, il 16 maggio, avrebbe compiuto 83 anni. L’ex centrocampista e allenatore serbo, invece, ha sorpreso tutti lasciando per sempre i campi di questa terra il 27 aprile 2014.

Immediato il tam tam in rete dove per ricordare questo campione sono state pubblicate tantissime frasi celebri firmate Vuja, frasi che ci hanno fatto divertire dentro e fuori dal campo. Boskov, dal 1962, si era dedicato alla carriera di allenatore.

Un uomo apprezzato sicuramente per le capacità strategiche ma ricordato soprattutto per il suo essere istrionico, creativo, epigrammatico. Tanto per ricordare la sua carriera di tecnico, diciamo che Boskov è stato sulle panchine di Real Madrid, Ascoli, Sampdoria, Roma, Napoli, Sampdoria e Perugia, ma ha anche allenato per due anni, dal 1999 al 2001 la nazionale jugoslava.

I funerali di Vuja si terranno a Begec martedì prossimo. Begec è la sua città natale, a 15 chilometri da Novi Sad.

Boskov si è sempre espresso usando un italiano tutto particolare e le sue frasi sono rimaste nella storia, soprattutto quelle nei dopogara che ha mirabilmente messo in mostra la Gialappa’s. Ne riportiamo alcune, per ricordare un grande allenatore, con ironia, con il sorriso.

Benny Carbone con le sue finte disorienta avversari ma pure compagni.

Io non dire che Perdomo giocare come mio cane. Io dire che lui potere giocare a calcio solo in parco di mia villa con mio cane.

È rigore quando arbitro fischia.

L’allenatore deve essere al tempo stesso maestro, amico e poliziotto?

Pallone entra quando Dio vuole.

La mia grossa preoccupazione è prendere un gol meno dell’avversario.

Se uomo ama donna più di birra ghiacciata davanti a televisione con finale Champions, forse vero amore, ma no vero uomo.

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