Che succede al Torino? La crisi sta degenerando e non se ne vede la fine

In estate Cairo ha speso fior di milioni per costruire una squadra che potesse dominare il campionato. Ma evidentemente qualcosa non è andato per il verso giusto all’interno dell’ambiente, perché sin dalla prima giornata si è capito che la stagione sarebbe stata più difficile del previsto.

Andando in ordine cronologico, ci sono stati prima i risultati che non venivano, poi l’esonero di Colantuono, l’apertura dell’inchiesta su una partita “influenzata” da scommesse clandestine, la contestazione del pubblico, le dimissioni di Foschi, l’aggressione di ieri sera alla squadra da parte di 25 balordi a volto coperto che li hanno presi a schiaffi e li hanno minacciati di morte, ed infine la minaccia dello sciopero da parte dei calciatori stessi.

Evidentemente sconvolti dopo l’aggressione durante i festeggiamenti del compleanno di Di Michele, il capitano granata ha detto, a nome di tutti i suoi compagni, che c’è la

volontà di dare un segnale forte.

E questo potrebbe essere uno sciopero finché le cose non si sistemeranno, prima di tutto con la tifoseria. La partenza prevista per ieri per Padova, dove il Toro affronterà il Cittadella, non c’è stata, ma c’è il rischio di far saltare anche quella prevista per domani. I calciatori infatti non vogliono scendere in campo, e rischiano di perdere la gara a tavolino. La fine del tunnel è ancora lontana.

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