Petrucci: “Juventus, fermati”

di Redazione Commenta

Diciamolo subito, Gianni Petrucci, non ha chiesto direttamente alla Juventus di fermarsi, ma dalle sue parole esce fuori chiaramente questo messaggio.

Il vertice dello sport italiano non le manda a dire perché afferma che:

Oggi le pagine giornali sono piene di aspetti legali, il calcio di vertice è malato di doping legale. C’è un’assenza di rispetto per le regole, di etica, oggi chi grida di più pensa di vincere ma non vincerà perchè finchè c’è questa struttura gli arroganti non prevarranno.

Ovvio anche se lasciato implicito il riferimento alla Juventus:

Sono d’accordo con l’operato della Federcalcio, mi devono dimostrare che questa decisione non è giusta. Abete non ha sbagliato, ma per me il discorso è chiuso; chi vuole riaprirlo, minerà la serenità del calcio italiano.

Dopo un bel pugno, con metodi che a me non piacciono cerca di blandire il club bianconero:

Dopo quest’ultima sentenza, a chi porta vantaggi proseguire… Se si fa un passo indietro se ne fanno due avanti, chi ha più intelligenza la metta al servizio degli altri. Il mio è un appello, ma forse gli appelli non servono più.

Non si capisce bene se il suo è un appello o no perché più avanti dice che non ha sentito il presidente bianconero Andrea Agnelli:

Non l’ho sentito. Non voglio entrare a gamba tesa

– anche se poco prima lo ha fatto –

e non voglio fare appelli.

Parla a tutti il presidente del Coni. Ai sostenitori della Juventus chiede di

essere meno tifosi e di usare il buon senso. Il tifo a volte è malsano.

Ai presidenti delle società di calcio dice:

Presidenti attenti. Vi dico che i soldi sono vostri ma le regole sono della Federcalcio.

e che

Da tempo c’è stato uno strappo con la Lega di A. Conosco bene il 99% dei presidenti, e dico loro di prendere atto della situazione del calcio italiano e di quello che il presidente del Coni dice con amore verso quel mondo. Prendano atto delle mie parole, e riflettano.

Petrucci ha anche dato l’incarico a cinque saggi di mettere a punto norme

contro l’arroganza di una parte del calcio.

ovvero per difendersi da

questi perenni ricorsi alla giustizia ordinaria.

Due parole di commento. Come capita spesso con i politici, Gianni Petrucci non sembra comprendere il nocciolo dei problemi. Sul versante Calciopoli non sarà mai possibile – credo – fare la pace. Gli antijuventini diranno sempre che tutti gli scudetti dei bianconeri – o quasi – sono frutto di truffe, mentre i tifosi della Vecchia Signora parleranno sempre di farsopoli.

Un modo per cercare – un poco – di spegnere quelle polemiche sarebbe stato quello di non assegnare nessuno dei due scudetti contestati -, e non semplicemente chiedere ad una delle due parti di chinare il capo. Questo lo si può fare solo se si ha la forza di ridurre in silenzio i perdenti – non credo sia questo il caso.

Anche nella querelle con i presidenti, Petrucci perde di vista un punto fondamentale. Da quando le società di calcio sono diventate a fine di lucro, non si può chiedere a chi investe soldi di affidare i propri affari alle decisioni di qualche politico che spesso – se non quasi sempre – si rivela poco lungimirante.

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