Società Sportiva Napoli

di Redazione 5

Foto: AP/LaPresse

Società Sportiva Napoli

Nasce il 1° agosto 1926 dalle ceneri dell’Internaples, una squadra nata dalla fusione nel 1922 del Naples Foot-ball & Cricket Club e l’Unione Sportiva Internazionale Napoli.

Il promotore principale della nascita del club è Giorgio Ascarelli, un imprenditore che da Napoli si spinge fino alla zona di Busto Arsizio, ed è stato tra i protagonisti del rinascimento ebraico napoletano.

La prima stagione del Napoli è un fiasco completo: la squadra partenopea raccoglie solo un punto in diciotto gare – per il pareggio casalingo contro il Brescia.
Il club viene ripescato grazie ai buoni uffici del presidente, che tra l’altro si impegna a rafforzare la squadra.

Il colore delle divise è l’azzurro, e il simbolo della squadra – come quello della provincia – è il cavallo. A seguito dell’ultimo posto, i tifosi decidono di sostituire il cavallo con un ciuccio. Da allora il simbolo non è più cambiato.

Nella stagione successiva il Napoli riesce ad ottenere la prima vittoria nella massima serie – alla prima giornata il Napoli travolge la Reggiana per quattro a zero. Un fuoco di paglia, perché la squadra finisce al terzultimo posto e si salva di nuovo solo grazie ad un escamotage: i gironi passano da undici a sedici squadre.

Situazione che si ripete l’anno successivo. Napoli e Lazio si contendono la permanenza nella massima serie in uno spareggio. La prima sfida finisce con un pareggio, bisognerebbe giocare una seconda gara, ma Ascarelli riesce a convincere la FIGC ad allargare a diciotto partecipanti, anziché a sedici, il primo campionato a girone unico.

All’inizio degli anni Trenta la musica cambia, con l’arrivo di William Garbutt, allenatore vincitore di due scudetti con il Genoa, e grazie al contributo di giocatori come Antonio Vojak e Attila Sallustro – un oriundo che giocava gratis per imposizione paterna e che fu popolare quasi quanto Maradona -, il Napoli raggiunge il terzo posto nelle stagioni 1932-1933 e 1933-1934, ed ottiene la qualificazione alla massima competizione europea dell’epoca, la Mitropa Cup.

Questi risultati non rappresentano un entrata stabile nel calcio che conta, perché negli anni successivi i risultati vanno progressivamente peggiorando, fino ad arrivare alla retrocessione in serie B della stagione 1941-1942.

Dopo la Seconda guerra mondiale, il Napoli vive molti bassi finché non arriva sulla sua panchina non arriva Eraldo Monzeglio. La squadra si stabilisce saldamente in serie A, ma nonostate gli acquisti del presidente Achille Lauro – come Bruno Pesaola, Hasse Jeppson e Luís Vinício -, il Napoli non riesce ad andare al di là del quarto posto – ottenuto nel 1952-1953 e nel 1957-1958.

Il 6 dicembre 1959 viene inaugurato lo stadio San Paolo con la gara di campionato fra Napoli e Juventus – storica vittoria di 2 a 1 per gli azzurri. Il 21 giugno 1962 arriva anche il primo alloro: il Napoli diventa la prima squadra di serie B a vincere la Coppa Italia – in quest’occasione in finale contro la Spal.

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Il 25 giugno 1964 la società assume la denominazione attuale: Società Sportiva Calcio Napoli. Arrivano grandi nomi, come quelli di Dino Zoff, Antonio Juliano, Omar Sivori e José Altafini, e la squadra arriva seconda nel campionato 1967-1968.

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Il 18 gennaio 1969, un giovane ingegnere, Corrado Ferlaino, rileva la società dalla famiglia Lauro. Sarà il presidente più longevo della storia del club, restando alla guida del Napoli fino al 2000. Insieme a Sergio Clerici, Giuseppe Bruscolotti e Tarcisio Burgnich – l’allenatore è Luís Vinício -, arrivano due terzi posti – 1970-1971 e 1973-1974 – e un secondo – nel 1974-1975. Nel 1976 arriva anche la seconda Coppa Italia, con la vittoria in finale contro il Verona.

Nonostante l’arrivo del bomber Giuseppe Savoldi – arrivato per l’allora stratosferica cifra di due miliardi -, le cose in campionato non migliorano – anzi: il Napoli arriva all’undicesimo posto nel 1979-1980.

Dopo il terzo posto raggiunto nel 1980-1981 – grazie al libero olandese Ruud Krol -, la musica cambia: il 30 giugno 1984 arriva Diego Armando Maradona dal Barcellona per 15 miliardi di lire.

E’ l’inizio del periodo d’oro del club: con l’arrivo del fuoriclasse argentino e di giocatori come Bruno Giordano, Andrea Carnevale, Salvatore Bagni, Claudio Garella, il Napoli arriva a conquistare il suo primo scudetto nella stagione 1986-1987 – l’allenatore era Ottavio Bianchi.

E’ il primo club del Meridione a raggiungere questo risultato – che consegue nella stessa stagione in cui conquista anche la terza Coppa Italia. Nelle due stagioni successive il Napoli non riesce andare al di là di un secondo posto che provoca feroci polemiche.

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Non c’è però il tempo di recriminare, perché a giugno del 1989 il club vince il suo primo trofeo internazionale, la Coppa UEFA battendo in finale lo Stoccarda. Nella stagione successiva arriva anche il secondo scudetto, con Albertino Bigon alla guida. E’ il penultimo alloro del periodo d’oro che si chiude con la vittoria nella Supercoppa italiana contro la Juventus – quella sciagurata di Gigi Maifredi – per 5-1.

il 17 marzo 1991, alla fine della partita Napoli-Bari, Diego Armando Maradona viene sottoposto ad un controllo antidoping a seguito del quale risulta positivo alla cocaina. Maradona lascia il Napoli e l’Italia. Il suo club chiude la stagione all’ottavo posto.

E’ una lunga discesa agli inferi: arrivano buoni piazzamenti grazie alla guida di allenatori come Claudio Ranieri, Marcello Lippi e Vujadin Boskov, ma la crisi in cui versa il blu lo costringe a cedere tutti i pezzi pregiati, come Gianfranco Zola, Ciro Ferrara, Fabio Cannavaro, Daniel Fonseca.

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Nel 1997-1998, il Napoli chiude il campionato all’ultimo posto e dopo 33 anni ritorna in serie B. La risalita nel 2000 durerà solo un anno. L’arrivo di Giorgio Corbelli ed in seguito di Salvatore Naldi non migliorano la situazione, nell’estate del 2004 il club fallisce.

Il produttore cinematografico Aurelio De Laurentiis rileva il titolo sportivo e iscrive la squadra – il Napoli Soccer -, al campionato di Serie C1 2004-2005. Nel 2007 il club ritorna in serie A dopo 6 anni di assenza.

Chiudo con alcuni record. Il più grande bomber napoletano è – non poteva essere altrimenti – Diego Armando Maradona con 115 reti segnate, seguito da Attila Sallustro con 107 – mentre José Altafini è il giocatore che ha segnato di più nelle coppe europee con 15 reti. Il recordman di presenze è di Beppe Bruscolotti con 515 partite giocate, seguito da Antonio Juliano con 505.

L’allenatore che ha resistito di più sulla panchina azzurra è stato Eraldo Monzeglio con 236 panchine, seguito da Bruno Pesaola – il Petisso, ovvero il piccoletto – con 216.

Commenti (5)

  1. vorrei giokare nel napoli sono brasiliano ho 16 anni ho giokato nel vittoria ora mi trovo a napoli ho fatto tanti provini uno di questi provini è stato nella A.S.Roma vorrei fare un provino nel napoli gioko cm ala destra o esterno destro sono mancino però mi piace gioakre a destra tipo robben e messi

  2. Il Mio nome è Antonio Ho 15 anni appena compiuti, sono alto 178 cm e peso 62 kg gioco a livello agonistico da 2 anni, sono stato un anno nel Pomigliano Calcio segnando 24 reti con uno stop di 8 giornate per infortunio, invece quest’anno ho fatto un provino con la Meridiana di San Rocco, solo ke nn mi sono trovato bene con lo spogliatoio e ho lasciato, e sono andato col Casalnuovo sono stato metà campionato e ho segnato 9 reti sono sinisto però cerco di usare anke il destro, gioco come ala sinistra oppure prima punta, e il mio punto di forza e la velocita!

  3. ciao il mio nome e vincenzo ursillo ho 18 anni sono alto 1.75 cm e peso 70 kg il mio ruolo di gioco e di giocare come ala destra e ho molta tecnica a controllare la palla e a tenerla o giocato un anno nel sanbenedetto e poi non sono mai andato piu a scuola calcio ora se voi mi vorreste far fare un provino contattatemi sulla mia email ciao e grazie

  4. mi piacerebbe giocare molto nel napoli perche sono pazzo di napoli e o il sangue azzurro

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