Roma, ma quando comincia il sogno americano?

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Foto: AP/LaPresse

Sembrava il salvatore della patria. Quando Di Benedetto e soci hanno rilevato il pacchetto azionario della Roma, in molti speravano che la squadra giallorossa diventasse il Manchester City d’Italia. Non saranno sceicchi e, in quanto imprenditori, fanno investimenti oculati, ma comunque l’idea di riportare la Roma tra le big d’Europa faceva intendere un calciomercato con i fiocchi.

Ancora non si è aperta ufficialmente la finestra del mercato, ma ad oggi ogni sogno sembra ridimensionarsi. Molto di ciò che sarà la Roma di domani lo si capirà dalla scelta dell’allenatore. Si era parlato di grandi nomi. I primi che erano stati fatti erano Ancelotti e persino Mourinho e Guardiola. Ottenuto il no da loro, si è scesi di una tacca: Villas Boas, Wenger, Rudi Voeller, Deschamps. Adesso pare che nemmeno questi siano tanto intenzionati a trasferirsi nella Capitale, e così le ultime due scelte sono rimaste Rudi Garcia che, per ora, ha detto di preferire Lille, Zeman e Stefano Pioli. E pare proprio quest’ultimo quello con le più alte probabilità di firmare per i giallorossi.

Ieri l’attuale allenatore del Chievo ha incontrato i dirigenti romanisti, in un incontro definito “positivo”. Non è ancora detto che sia lui il nuovo allenatore, ma finora è l’unico che si è dichiarato disponibile. Non che non sia bravo, ma in primis c’è da dire che Pioli non ha assolutamente esperienza internazionale, né di alto livello in Italia, e poi sembra che nemmeno i dirigenti stessi della Roma si fidino più di tanto se continuano palesemente a trattarlo come ruota di scorta. Non viene affatto dissimulata la volontà di Sabatini di cercare di convincere qualche allenatore più esperto, tenendosi così Pioli come riserva, in modo da affidare la squadra a lui se nessuno accettasse.

Ma anche dal punto di vista del mercato i conti non tornano. I due grandi colpi Buffon e Pastore sono lontani anni luce. Sia lo stesso portiere che il suo procuratore continuano a ribadire che non andrà via da Torino. Ed anche se fosse, per strapparlo alla Juve ci vorrebbero non meno di 20-25 milioni che attualmente non si sa se siano disponibili, visto che non ci sarà nemmeno la Champions League nella prossima stagione; per quanto riguarda il talento del Palermo, probabilmente ci si può mettere una pietra sopra, visto che sembra che l’unica squadra in cui potrebbe andare, se lasciasse la Sicilia, sia il Milan.

I nomi altisonanti per l’attacco (Ibrahimovic e Higuain, tra gli altri) sono già finiti nel dimenticatoio, ed ormai gli unici calciatori di cui si parla concretamente sono alcuni americani che, con tutto il rispetto, sono ben lontani dai grandi campioni annunciati settimane fa. Fintanto che si tratti di Donovan o Bradley, passi pure, ma gli altri nomi che si sono fatti nei giorni scorsi sono davvero inaccettabili.

Gli ultimi nomi che si fanno per il mercato sono il diciassettene Paredes, il diciottenne Diego Rubio, o il trentaquattrenne Trezeguet, un po’ poco per una squadra che, dal prossimo anno, dovrebbe competere per lo scudetto. Senza considerare che saranno tante le partenze, compresa quella molto pericolosa (ed anche molto probabile) di De Rossi. Il sogno americano è già finito? Forse non è nemmeno cominciato.

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