La crisi dei mutui travolge il calcio

di Redazione 2

Lo scorso anno è riuscito a portare due squadre nella finale più prestigiosa a livello continentale e tutti noi lì ad applaudire la bellezza e lo strapotere del calcio inglese. Ma a guardare bene tra le pieghe nascoste delle casse delle varie società, si scopre che non è tutto oro quel che luccica e che a tanto potere corrispondono altrettanti guai finanziari.

A lanciare l’allarme sullo stato di salute del calcio d’oltremanica è il presidente della Federcalcio inglese, Lord Triesman, che parla di un buco economico pari a 3 miliardi di sterline (quasi 4 miliardi di euro) riguardanti per lo più la Premier League. Verrebbe da chiedersi come sia possibile, visto che in terra inglese arrivano continuamente soldi freschi da investitori stranieri. E infatti è così, ma è anche vero che insieme ai soldi arrivano montagne di debiti difficili da risanare, specie se si considerano gli ingaggi in continua ascesa dei calciatori.

Il club più colpito da questa situazione è il West Ham di proprietà dell’islandese Bjorgolfur Gudmundsson, travolto insieme alla sua banca dalla crisi dei mutui che sta investendo il pianeta. Peccato per il nostro Zola, arrivato con l’obiettivo di portare gli Hammers in alto e costretto a limitare i danni già dal prossimo mercato invernale.

Intanto dall’Uefa arrivano pesanti minacce che rischiano di far selezione per le prossime competizioni europee, proprio in base ai conti presentati dalle varie società. Niente Europa per i club più indebitati, il che significa che diverse squadre inglesi rischierebbero l’esclusione.

Solo le inglesi? Tanto per restare in casa nostra, non si può certo dire che l’Italia viva una situazione migliore. Basti pensare che Della Valle, patron della Fiorentina, ha visto scendere il proprio titolo di quasi il 50% rispetto ad una anno fa e lo stesso vale per la Cairo Communication di proprietà del patron del Torino. Per non parlare poi delle romane pressate da guai finanziari cronici.

Guai che non risparmiano neppure la Spagna, dove ben sei società sono costrette a giocare senza sponsor e a far a meno quindi di cospicue entrate. L’unica che sembra non risentire del clima di crisi è la Bundesliga, nonostante molte squadre siano sponsorizzate dalle banche. Il motivo? Semplice. In Germania le sponsorizzazioni di questo tipo portano solo una minima parte nelle casse delle società, che si tengono in piedi sfruttando altri contratti.

Questo significa che nelle prossime edizioni delle coppe europee assisteremo ad un aumento del numero di squadre tedesche a discapito di Inghilterra, Italia e Spagna? Probabilmente no: stiamo pur sempre parlando di calcio e nel calcio i grandi riescono sempre a trovare una scorciatoia per aggirare l’ostacolo.

Commenti (2)

  1. “Nel calcio i grandi riescono sempre a trovare una scorciatoia per aggirare l’ostacolo.”
    solo nel calcio?!?!? 🙂

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