L’accusa di essere una squadra Ronaldo-dipendente non è mai piaciuta a Mourinho, il quale contro il Saragozza ha voluto dimostrare che chi pensava che CR7 contasse più del suo allenatore si sbagliava. Il fatto che a fine gara sia andato in conferenza stampa e, per la prima volta, abbia ammesso “è stata colpa mia”, la dice tutta.
Il Real scende in campo contro una squadra al limite della zona retrocessione con tutti i titolari, tranne il portoghese messo fuori per punizione per aver criticato lo stile di gioco del suo allenatore. E la sua assenza si sente dato che Canales e Benzema che teoricamente avrebbero dovuto coprire a turno il suo ruolo, non valgono nemmeno la metà dell’ex pallone d’oro. Finisce che per gran parte della partita il Real rischia la figuraccia, stando sotto anche di due gol per diversi minuti, e nonostante l’assalto finale a Madrid finisce 2-3.
Nonostante la qualificazione in Champions sia ad un tiro di schioppo, la situazione di Mazzarri è sempre più in bilico. Non tanto perché ci siano pressioni esterne, ma è lui
Il Borussia Dortmund è per la settima volta campione di Germania, ma questo lo sapevamo già da mesi, rimaneva soltanto da conoscere quando avrebbe alzato il Meisterschale, lo scudo che significa vittoria del campionato. Una vittoria che sembrava dovesse essere rimandata ancora a lungo vista la fase calante che aveva colpito i gialloneri negli ultimi due mesi, e visto che il Bayer Leverkusen, l’unica rivale dall’inizio del campionato, ancora non mollava.
Ed invece, quando mancano tre giornate dal termine della stagione, ecco il favore che non ti aspetti. A farlo è il Colonia che batte 2-0 i rossoneri del Bayer. Contemporaneamente a Dortmund i cannonieri Lewandoski e Barrios (22 gol in due) avevano già messo al sicuro il risultato contro il Norimberga, e al fischio finale possono alzare lo scudo.
Lo scudetto è stato un sogno cullato a lungo e visto sfumare a pochi passi dal traguardo, ma ora che siamo alla fine dei conti il Napoli non può perdere l’occasione di agguantare un posto in Champions, ciliegina sulla torta di una meravigliosa stagione. Il confronto con il Genoa non era dei più agevoli, ma Mazzarri chiedeva ai suoi un ultimo sforzo per restare in scia dell’Inter e staccare di 8 punti – seppur momentaneamente – la Lazio.
Missione compiuta non senza fatica né senza patemi d’animo per il caloroso e bagnato pubblico del San Paolo, che per esultare al gol di Hamsik ha dovuto attendere fino al minuto numero 83. Ma alla fine contano i tre punti ottenuti sul campo ed i 68 in classifica, ad una sola lunghezza dall’Inter seconda.
Anticipo della trentacinquesima giornata di serie A.
Stadio San Paolo, Napoli: Napoli-Genoa 1-0
Rete: 38′ st Hamsik (N)
Napoli – Genoa 1-0
Crollano ambizioni e motivazioni nell’istante in cui svaniscono aspettative rincorse, inaspettate e disattese. Due partite nate male e finite in maniera scialba sono bastate al Napoli di Walter Mazzarri per accantonare quel pensiero costante – mai pronunciato, ma era scaramanzia – chiamato tricolore. Non certo a dimenticare lo straordinario percorso sportivo intrapreso e portato avanti dalla rosa azzurra, rivelkazione autentica del campionato a prescindere da come andrà a finire. Secondo o terzo posto, venendo meno il gradino principale, sono a conti fatti un dettaglio messo lì solo a far lustrare annali e statistiche. Arrendersi mai, tuttavia: cavalcando il motto del proprio, coriace allenatore, i partenopei ci proveranno fin’oltre una condanna – impetuosa – della matematica.
Neppure il Genoa, in realtà, pare avere molto altro da domandare a una stagione non esaltante: salvezza tranquilla e nulla più. Con tali presupposti, e il rafforzativo garantito dalla pluriennale amicizia che lega i due opposti schieramenti di tifosi, il clima nel quale lo stadio San Paolo accoglie le due formazioni pare subire gli effetti di una pacifica condivisione di destini e prese d’atto. Sarà festa, in ogni caso: per il fatto che, a questo punto, va celebrata l’annata più che il singolo punteggio.
Pochi punti separano il Milan dalla conquista dello scudetto, ma Leonardo non si dà per vinto e vuole insidiare i cugini fin quando la matematica non mortificherà le speranze nerazzurre. Nella sfida contro il Cesena, dunque, l’Inter era obbligata a vincere al cospetto di una squadra che sta ancora inseguendo il sogno salvezza e che veniva da una striscia positiva.
Pimpante il Cesena nella prima parte di gara con un paio di azione che avrebbero potuto far male. Poi erano gli ospiti a proporsi in avanti ed a giostrare il possesso palla, ma al termine della prima frazione di gioco il tabellone luminoso segnava 0-0.
Anticipo della trentacinquesima giornata di serie A.
Stadio Manuzzi, Cesena: Cesena-Inter 1-2
Reti: 11′ st Budan (C), 46′ st e 50′ st Pazzini (I)
Cesena – Inter 1-2
Pare che il campionato sia stato scritto ancora prima che Inter e Cesena scendessero in campo. Troppo distante il Milan, e poche le giornate a disposizione, per poter pensare che gli uomini di Leonardo possano riscrivere quel che tutti si è già letto: il tricolore è cucito sulle maglie dei calciatori in quota ad Allegri. Lo si pensava precedentemente alla gara del Manuzzi ma ne si è evidentemente convinti ugualmente adesso. Che l’inter, da Cesena, è uscita a testa alta solo grazie a un finale di gara vissuto sulle spalle di Giampaolo Pazzini.
A pesare, stavolta, sembrava esssere non la differenza di organico ma quella motivazionale: troppo affamati e nella necessità di fare punti, gli emiliani, per consentire di prestare il fianco al vezzo di un club, quello nerazzurro, il cui unico obiettivo sarebbe semmai potuto essere quello di allungare i tempi di attesa dei cugini. Invece, i nerazzurri che già conosci, quelli capaci di tutto e del suo contrario, si tolgono un misero sassolino dalla scarpa e decidono di tenere virtualmente aperto il campionato. Decide Pazzini allo scadere di frazione, quasi che il Paz abbia voluto – pensando alla sua ex squadra – giocare più per tenere a galla la Sampdoria che per la convinzione di avere ancora chances di intascare lo scudetto. Leonardo sceglie Milito quale partner d’attacco di Eto’o e fa accomodare in panchina Pazzini. Julio Cesar squalificato, in porta c’è Castellazzi. Di contro, Ficcadenti deve fare a meno di Bogdani, tra le riserve per una condizione di forma non ottimale, e lancia quale riferimento offensivo Budan.
Secondo Leonardo il ciclo dell’Inter non è finito. Ma avrà ragione oppure no? Nella sede di palazzo Durini ci stanno pensando da tempo. Sicuramente c’è da cambiare, visto che la rosa ha un’età media elevata e le tante vittorie potrebbero aver spento la fame di vittorie di qualche giocatore.
Il problema è l’ampiezza del cambiamento da operare. Una delle possibilità è quella di far cassa con la cessione di calciatori come Diego Milito e Maicon. Un anno fa avrebbero fatto entrare nelle casse nerazzurre cifre molto più sostanziose, ma anche ora, nonostante la svalutazione dovrebbero garantire una trentina di milioni di euro – oltre a liberare l’Inter da un paio di stipendi pesanti.
Rimandato di 4 giorni il destino del Bari. Siamo ormai sul filo di lana, il 15 maggio scade il termine per il pagamento degli emolumenti arretrati per calciatori e staff, e l’attuale società non è ancora sicura di riuscire a coprirli. Per questo diventa fondamentale che il Bari acquisisca nuovi capitali, e questi potrebbero arrivare dalla cordata di imprenditori locali (Vito De Gennaro, Vito Ladisa e Pasquale Guastamacchia), decisi ad entrare nel club non acquistando l’intero pacchetto, ma almeno una parte di esso.
La famiglia Matarrese infatti, dopo 30 anni di potere incontrastato nella società, non ce la fa più con le sue forze a sostenere le spese. Gli stipendi di gennaio, febbraio e marzo non sono stati versati e, se non lo saranno nemmeno dopo il 15 maggio, in via Torrebella arriverebbe una multa salata e una penalizzazione di almeno un punto in classifica. Almeno su questo non ci sono problemi, visto che la squadra è già retrocessa matematicamente.
Un nome che sembra uno scioglilingua, Denis Stracqualursi, 23 anni, potrebbe essere il prossimo fenomeno che i club di mezzo mondo si contendono sul mercato. A seguirlo in Italia c’è il Catania, ma anche il Napoli che fino a ieri si vociferava avesse perfino offerto 8 milioni al Tigre, la squadra in cui milita, per ingaggiarlo.
L’offerta è stata smentita dalla società, ma si tratta del solito tira e molla tra un club che vuole acquistare un giovane interessante e l’altro che non vuol perdere un possibile campione, almeno non per pochi soldi. Stracqualursi è un centravanti di sfondamento, un ragazzone di un metro e 90 che ha dalla sua il passaporto comunitario che può sempre far comodo.
Una indiscrezione circola nei corridoi nerazzurri da qualche giorno: Diego Simeone sta facendo le prove generali in quel di Catania per poter tornare all’Inter, come fece da calciatore, nella prossima stagione. L’idea stuzzica molti “romantici”, ma non Leonardo che si tiene stretta la panchina e rilancia la sua candidatura per la prossima stagione:
Oggi più che mai mi sento molto più forte come allenatore e sono sempre convinto di continuare in panchina. Il mio punto fermo è il bel gioco, ma posso cambiare idea, sono una metamorfosi che cammina.
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