Chi ha qualche anno sul documento di identità lo ricorderà come colui che contribuì alla vittoria di uno scudetto del Napoli, quando invitò Alemao a restare a terra dopo essere stato colpito da una monetina. Ma sarebbe riduttivo ricordare Salvatore Carmando solo per quell’episodio, lui che ha fatto la storia della società partenopea nel ruolo di massaggiatore, ma anche come pilastro a livello umano. Da oggi è in pensione, dopo 35 anni di onorata carriera trascorsa ad affiancare fior di campioni, primo fra tutti Diego Armando Maradona.
Con il Pibe de Oro, Salvatore ebbe un rapporto del tutto particolare, tanto che il numero 10 lo volle con sé anche durante diverse edizioni dei Mondiali:
Ci siamo presi subito e non ci siamo mai più lasciati, perché ci univa e ci unisce un affetto reciproco senza eguali. Mi ha concesso il privilegio di essere con lui in Messico, di essere con lui in America, di sentirmelo sempre a fianco. Il vero genio del calcio, non solo con i piedi ma anche con il cuore. Chi non lo conosce non può descriverlo, ma sensibilità unica. La sua uscita di scena a Usa ’94 è stato un dolore autentico che ho superato a fatica e solo con il tempo.
Momenti da dimenticare, ma anche grandi gioie:
Il 10 maggio dell’ 87, il primo scudetto: la città invasa e bloccata per una notte intera, Napoli in copertina per essere uscita da un incubo ed essersi ritagliato un posto nella storia. Ne parlo e mi viene la pelle d’oca. Ma è stata felicità anche il secondo scudetto e le coppe e quel periodo magico in cui veramente eravamo i più forti. Se uno rilegge la formazione se ne rende conto: uomini di spessore, di carattere, uomini veri, Bruscolotti, Bagni, Giordano, Careca, Carnevale, Ferrara. E poi Lui: lo scriva con la maiuscola, eh, Lui…
Buona pensione Carmando!
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