Balotelli fa marcia indietro, ma resta fuori

di Redazione Commenta

Il suo caso rischiava di trasformarsi in tormentone e se sulla sua strada avesse trovato un tecnico più comprensivo e meno determinato, a quest’ora starebbe giocando nella Premier.

Ma i desideri di Balotelli sono andati a cozzare contro il polso duro di mister Mourinho, che già in passato aveva dato dimostrazione di fermezza, lasciando fuori giocatori che non hanno bisogno di presentazioni e che nel corso della carriera sono stati definiti dei fenomeni. Per di più, quello di Balotelli più che un desiderio sembrava un capriccio, mal consigliato (forse) da chi gli era accanto.

E da buon padre, Mourinho l’ha capito e si è comportato esattamente come si fa con i bambini capricciosi, tenendoli lontani dai propri giochi preferiti. Una gara saltata in campionato, una in Coppa Italia e la minaccia perentoria “o cambi atteggiamento o ti scordi com’è fatto un pallone”. Risultato: Balotelli cambia opinione riguardo al prestito, resta alla Pinetina, non mugugna più e si fa in quattro per dimostrare al mister la sua rinnovata voglia di giocare in nerazzurro.

L’unica cosa che resta immutata è la decisione dello Special One di tenerlo fuori, non per punizione stavolta, ma perché si ritrova a dover scegliere tra un gran numero di attaccanti. Ma ciò non toglie che il mister apprezzi la buona volontà del ragazzo:

Sono soddisfatto di quello che ha fatto negli ultimi giorni, è stato chiaro con me per la prima volta nelle ultime settimane: non pensa più al prestito, sa che la porta è chiusa e vuole rimanere a lavorare, a fare di tutto per adattarsi al nostro modo di pensare il calcio. È un passo importante, però la squadra ha giocato una buona partita contro il Genoa con Crespo, Adriano e Obinna, quindi mi sembra giusto rinnovare la fiducia a dei ragazzi che hanno fatto bene. Non posso convocare nove attaccanti, mi dispiace anche per Mario, come per Quaresma e Mancini, anche loro non convocati, però il lavoro di un allenatore non è facile.

Non una bocciatura, dunque, ma l’esigenza di chi sa di dover fare i conti con una rosa ampia, stracolma di primedonne che vorrebbero mettersi in evidenza e che spesso dimenticano che la primadonna è una sola e siede in panchina ogni domenica.

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