Paul Gascoigne si racconta

di Redazione Commenta

Sul suo conto ne abbiamo dette e scritte di tutti i colori, ma quasi sempre basandoci sulle rivelazioni di chi ha avuto la sfortuna di incontrarlo nell’ultimo disastroso anno. Di parole uscite dalla sua bocca, invece, poco o niente, come se bastasse il suo comportamento a descrivere lo stato pietoso in cui versava.

Parliamo di Paul Gascoigne, più volte finito ad arricchire le pagine del nostro blog per vicende al limite del paradossale, con tutti quegli eccessi che ne hanno caratterizzato la vita da quando ha smesso di giocare a calcio. Stavolta, però, Gazza prende la parola e ci racconta dalle pagine del Sun il suo ultimo anno di vita, tra alcol, droga, uscite di testa e ricoveri vari. Tutto comiciò dopo l’operazione all’anca sul finire del 2007:

Non ricordo esattamente quando e perché ripresi a bere dopo l’intervento, ricordo solo che era Natale e che avevo voglia di farmi un goccio. Cominciai con un paio di bicchieri di vino e non mi fermai praticamente più. Dopo una settimana, non ero più in grado di badare a me stesso, così mi spostai al Marriott Hotel di Gateshead, dove mi scolai di tutto, dal vino alle bottigliette di gin del minibar.

Ed è proprio in quel periodo che cominciò un’altra grave dipendenza, quella dai videogiochi, che gli causò parecchi problemi a livello psichico:

Giocavo praticamente 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Non riuscivo a smettere e non dormivo né mangiavo, per non dover essere costretto a staccarmi anche solo per pochi minuti. Ero diventato imbattibile a bowling e sfidavo quelli dell’hotel. Anzi, arrivavo addirittura a chiamare il servizio in camera proprio per avere qualcuno contro cui giocare.

Il problema è che ad un certo punto le sue stranezze erano diventate esagerate e difficilmente riusciva a trovare qualcuno disposto a “godere” della sua compagnia. E allora il colpo di genio:

Ordinai due pappagallini-giocattolo, che ripetevano quello che dicevo e cominciai a pensare che fossero le due sole persone che volessero parlare con me. Così, presi a considerarli reali, tanto che una volta ordinai tre pinte di birra, una per me e una per ognuno di loro.

Roba da clinica psichiatrica, ma del resto tra pappagalli e Gazze devono pur intendersi… Scherzi a parte. Ora Gascoigne sembra un altro uomo ed ha intenzione di dimostrare la sua forza di volontà al mondo intero, anche se la strada è lunga e tortuosa:

Non posso dire che non berrò mai più, ma quello che posso dire è che non ho bevuto oggi e che spero di non bere domani.

Auguri!

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