Corea del Nord, calciatori alla gogna pubblica e ct mandato “a lavorare”

di Redazione 1

Un po’ tutti i tifosi dell’Italia, al rientro degli azzurri dal Sudafrica, hanno urlato, tra i vari slogan, il sempreverde “andate a lavorare“. Il Governo nordcoreano ha preso questo invito alla lettera, e per punire la nazionale uscita con le ossa rotte dal Mondiale, ha fatto di più. Il povero ct Kim Jong-Hun, che di certo non poteva fare granché con una squadra di livello scarso e per di più anche ammutinata, è stato mandato a lavorare come manovale in un cantiere edile di Pyongyang, mentre i suoi giocatori sono stati “esposti” sulla pubblica piazza per ben 6 ore, in cui hanno ricevuto insulti e improperi di ogni genere.

La notizia è stata diffusa da Radio Free Asia, e si inserisce nella lunga lista di soprusi che la nazionale nordcoreana ha dovuto subire che sono cominciati con l’impossibilità di firmare autografi o semplicemente sorridere ai fotografi e rispondere alle interviste, e continuati con il ritiro serrato fino a sfiorare la reclusione, fino all’impossibilità di trasmettere in diretta le partite in patria per tagliare i pezzi che avrebbero potuto far “vergognare” il regime.

Sicuramente il provvedimento è stato eccessivo, ma diciamoci la verità, a chi non sarebbe piaciuto vedere Lippi e i suoi ragazzi sgobbare in un cantiere o lavorare nei campi, anche se per un solo giorno, dopo la figuraccia del Mondiale?

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