Calciatore 17enne insulta e palpeggia arbitro donna: 6 mesi di squalifica

di Redazione Commenta

L’arbitro prende una decisione scorretta, lui lo insulta e lo spinge, mettendogli le mani sul petto.
Scena vista più volte, ma diventa singolare se si aggiungono alcuni dettagli: l’arbitro è una donna, il calciatore ha 17 anni ed i campionato è quello degli Allievi. E’ successo a Bruzzano in provincia di Milano, la Novaffori, squadra del ragazzo ha deciso di non presentare ricorso contro la decisione del giudice sportivo, che ha riassunto così l’episodio:

A seguito di una decisione arbitrale contraria si avvicinava all’arbitro e prima le rivolgeva gravi offese e frasi volgari, poi, ridendo beffardamente, le appoggiava le mani su una parte intima del corpo femminile in segno di evidente disprezzo per l’autorità e per la persona che la rappresentava.

Per lui è scattata una squalifica di 6 mesi e la squadra ha ritenuto opportuno allontanare il giovane giocatore.
E’ stato senza dubbio un episodio grave, ma non è l’unico caso riguardo gli arbitri appartenenti al gentil sesso. E’ da ricordare il comportamento tenuto da Mike Newell, allenatore del Lewton Town, che a Novembre perse una gara di seconda divisione e ne attribuì la colpa all’arbitro, donna, Amy Rayner. In quell’occasione arrivò ad affermare che il calcio è una cosa seria e le donne non c’entrano. Fù scandalo.
In Italia la quota rosa nel mondo degli arbitri è rappresentata da Anna De Toni che arbitra regolarmente in serie C, e da Cristina Cini spesso chiamata in serie A come assistente di linea. Sono le parole della prima che fanno riflettere.

Immagino che all’inizio fossimo considerate una divertente novità. Eravamo davvero poche e la gente aveva dei dubbi sulla nostra effettiva conoscenza del regolamento. Ora il nostro numero è cresciuto e con esso la fiducia delle persone nei nostri confronti. Oggi ciò che più conta è la bravura dell’arbitro, non il suo sesso.

Ogni Domenica si parla di errori arbitrali, di partite decise da episodi considerati in maniera errata dai direttori di gara, se ci fosse un arbitro donna in campo in Italia, ogni suo errore sarebbe sicuramente amplificato. Ma perché non dare una possibilità ad un arbitro donna, perché si considerano meno valenti dei colleghi uomini? L’errore fondamentale sta nel pregiudizio, nel considerare a priori incapace un arbitro di sesso femminile. La mancanza di rispetto del ragazzo della Novaffori deve essere un contro-esempio, un evento che non si deve ripetere sui campi, sui quali bisogna sperare soltanto di trovare arbitri sempre migliori, a prescindere dal loro sesso.

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