Obodo racconta l’incubo del rapimento

di Redazione Commenta

L’incubo è finalmente finito per Christian Obodo – il centrocampista del Lecce tesserato con l’Udinese – rapito in Nigeria un paio di giorni fa. Il calciatore racconta i concitati momenti della liberazione, rivelando che in realtà è riuscito a scappare dalla vista dei rapitori, prima ancora che la Polizia nigeriana eseguisse il blitz.

Stando alla versione di Obodo, i rapitori avevano intenzione di concludere il sequestro con un omicidio:

Quando ho sentito che l’unica persona che mi controllava doveva ammazzarmi, allora a questa ho dato una spinta e sono scappato. Sono fuggito e da una foresta sono arrivato in un piccolo villaggio, la gente mi ha riconosciuto e ha chiamato la polizia. In pochi minuti sono arrivati duecento poliziotti. Ringrazio Dio, è andata bene, ma sono ancora un po’ sotto choc.

E ancora:

La banda era composta da dodici persone. Quattro sono state arrestate, tre quando sono andate a riscuotere il riscatto, in un punto stabilito, e un’altra dopo. Quest’ultima era quell’unica persona che mi controllava, armata di fucile.

Obodo racconta poi i momenti del sequestro e gli spostamenti in macchina, conclusi poi con l’arrivo in una zona boschiva:

Ero in una foresta completamente isolata, dove non si vedeva niente.

Al termine del racconto non poteva mancare un ringraziamento a quanti hanno seguito con apprensione il suo caso:

Non ho mai visto tanti poliziotti in vita mia, erano dovunque, hanno bloccato tutto, anche in acqua, perchè qualcuno fugge in barca. Devo ringraziare il sindaco della mia città, il presidente della Nigeria, che incontrerò tra tre giorni, nella capitale, e poi la mia famiglia e gli amici, qui e in Italia.

L’Italia, suo Paese d’adozione, dove tornerà tra qualche giorno per preparare la prossima stagione:

Rimango nel mio Paese ancora un po’, tra dieci giorni tornerò in Italia.

Dove riabbraccerà amici e colleghi, nella speranza di dimenticare in fretta i giorni del terrore.

[Photo Credits | Getty Images]

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