Cristiano Doni ammette le proprie responsabilità e scagiona l’Atalanta

di Redazione 4

La punta dell’iceberg o il cuore del calcio-scommesse? Al momento è difficile da capire, ma l’unica certezza è che Cristiano Doni, ex capitano dell’Atalanta, è coinvolto in prima persona nello scandalo che dalla scorsa estate sta sconvolgendo il mondo del pallone.

Nel pomeriggio di oggi il calciatore è stato ascoltato dal gip Guido Salvini ed ha ammesso di essere direttamente responsabile della combine che portò al 3-0 di Atalanta-Piacenza, accennando anche al pareggio con l’Ascoli, sebbene quest’ultima gara debba essere ancora analizzata a fondo. Nessuna responsabilità invece per l’Atalanta, tanto che il giocatore si dice veramente dispiaciuto per la squadra, per il tifosi e per la famiglia, come ha riferito il suo legale Salvatore Pino.

L’ARRESTO DI CRISTIANO DONI

E dopo le prime ammissioni di colpa, potrebbero anche arrivare gli arresti domiciliari per l’ex capitano, in modo che possa trascorrere le festività nella propria abitazione. Intanto a mezzo a stampa arrivano le testimonianze di Giacomo Stucchi e Daniele Belotti, rispettivamente parlamentare ed assessore regionale, entrambi bergamaschi e tifosi dell’Atalanta, che proprio ieri hanno fatto visita al calciatore nel carcere Ca’ di Ferro di Cremona. A sentire i due politici, Doni sarebbe davvero giù di corda, tanto da sentirsi

Come uno che è finito sotto un treno.

Ai due visitatori Cristiano ha anche fornito la propria versione sulla tentata fuga nel momento dell’arresto:

Ma quale fuga? Quella mattina ho sentito dei rumori e ho pensato a dei ladri: per quello ho provato a rifugiarmi in garage. I poliziotti poi sono stati tutti molto cortesi e comprensivi, come il personale del carcere di Cremona che mi sta aiutando molto. Non riesco a dormire, non posso guardare la televisione, provo a leggere un libro ma mi interrompo subito. Vorrei riordinare tutte le mie idee ma non è facile, penso sempre alla mia famiglia rimasta a casa. Ma non riesco nemmeno a ricordarmi del momento in cui sono entrato qua dentro.

[Photo Credits | Getty Images]

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