Hugo Gatti: el Loco

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Ancora la storia di un numero uno anomalo su queste pagine, forse il più stravagante tra tutti quelli finora descritti, nonchè il primo ad interpretare il ruolo in un modo non propriamente “ortodosso”. Parliamo di Hugo Gatti, detto “el Loco” classe 1944, professione portiere acrobata. Ma non solo.

Iniziò a giocare da professionista, vestendo la maglia del Club Atletico Atlanta di Buenos Aires, dove riuscì ad attirare l’attenzione del River Plate, che sborsò una grossa somma, pur di assicurarsi le sue prestazioni. Nel 1969 il passaggio al Gymnasia y Esgrima, dove riuscirà a collezionare 223 presenze e prestazioni di altissimo livello. Un anno all’Uniòn di Santa Fè e poi il trasferimento al Boca Juniors, in cui si farà notare per le sue doti portiere volante e di personaggio fuori dal comune.

Molte le curiosità legate al suo nome, a partire dall’abbigliameno esibito sul terreno di gioco con quel laccio sulla fronte a tenere i lunghi capelli e quella divisa sgargiante che lo rendeva perfettamente riconoscibile. Non usava i parastinchi e, anzi, amava tenere i calzettoni calati alla caviglia.


Ma gli aneddoti più curiosi sono legati ad alcuni atteggiamenti che teneva sul campo, come quella volta che si annoiava tra i pali perché dalle sue parti non arrivava mai il pallone e pensò bene di gustarsi la partita seduto sulla traversa. O quella volta che i tifosi del Boca gli tirarono una scopa che lui raccolse, mettendosi a spazzare l’area di rigore nel bel mezzo della partita.

Per non parlare poi di quando si ritrovò di fronte un giovanissimo Maradona, considerato da lui troppo basso e appesantito per poter giocare a pallone. Glielo fece notare poco prima di una partita e Diego rispose alla sua provocazione, infilandolo per ben quattro volte, con un rigore, due punizioni ed un’azione di contropiede in cui lo beffò, chiamandolo fuori dalla porta.

Ma Hugo Gatti non era solo un personaggio bizzarro e tra i pali era veramente un fenomeno con eccezionali doti acrobatiche, tanto che nella sua carriera ha potuto collezionare ben 755 presenze nella primera argentina (un record difficilmente uguagliabile). Fu titolare inamovile dell’albileste, fino a quando decise di rinunciare alla maglia della nazionale, perché troppo criticato dalla stampa per la sua scarsa forma in quel periodo. Fu un rifiuto che gli costò caro, visto che proprio in quell’anno l’Argentina vinse il titolo mondiale con Fillol in porta. Peccato, uno come lui avrebbe meritato di salire sul tetto del mondo, invece si è dovuto accontentarre di sedersi su una traversa.

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