Serie A 24a giornata: Inter – Roma 5-3

di Redazione 1

Foto: AP/LaPresse

Posticipo della ventiquattresima giornata di serie A.
Stadio Meazza di San Siro, Milano:
Inter-Roma 5-3
Reti:
3′ pt Sneijder (I), 13′ pr Simplicio (R), 35′ pt e 18′ st rig. Eto’o (I), 26′ st Motta (I), 31′ st Vucinic (R), 36′ st Loria (R), 45′ st Cambiasso (I)

Luci a San Siro, cantava Vecchioni. E in mezzo a cotanto bagliore, il fascio dei proiettori diventa occhio di bue. Il campo pare palcoscenico, l’erba è una distesa su cui incidere. La chiazza nera che si muove come inchiostro impazzito ha le fattezze di Eto’o. Lo muove una mano invisibile: l’abilità. A passo felpato, il camerunense trasforma l’A4 di San Siro in un rettangolo in cui si danza. Quando segue la musica interiore, la punta straripa. Non c’è Burdisso che tenga, nè un Juan chiamato agli starordinari. Non c’è, ma non avrebbe potuto incidere neppure lui, Mexes. La Roma che approda a Milano è un’insieme di carattere e volontà nel quale occorre capire che collocazione attribuire alle singole virtù: ma i pieni polmoni di Perrotta sembrano un salvagente sgonfio, Riise è l’ossimoro di un vichingo che non giganteggia, l’imprevedibilità di Menez pare d’improvviso la comparsata di uomo qualunque, Borriello è una torre leggermente pendente. Lo stesso difetto che fa di Pisa una città presa d’assalto dai turisti rende di punto in bianco l’attaccante capitolino il ricordo di un prodigio che fu. E che, di fronte a cotanta Inter, non è stato.

Una citazione particolare, in mezzo a una serie di aforismi che si sono rincorsi per 90′, la incarna Leonardo. Emblema di un calcio spettacolo, lo stesso che avrebbe dovuto ispirare la gioia. Il sorriso. Cambia la sponda e, magicamente, il pensiero si tramuta in realtà. Nerazzurri da favola: non manca niente. Il pazzo che scombussola i passanti è Pazzini; il mago sta nei piedi di Sneijder; la saggezza custodita in Zanetti; Motta è la spalla su cui poter sempre contare; Julio Cesar guardiano notturno che tutela la fortezza, inespugnabile. E lui, il re, che in barba al principe – Milito non c’è – riesce a illustrare in quattr’e quattro otto le gerarchie. Presi per mano da Eto’o, i padroni di casa si accingono a stupire, incantare, lasciare il segno. Rassegnarsi a un calcio mediocre, dopo aver assistito a questo Inter-Roma è come disilludersi.

Lo stadio è un contenitore di prodezze che si rincorrono l’un l’altra. Quella di Sneijder, dopo 3′: assist di Maicon e sinistro di controbalzo dell’olandese con palla in rete all’incrocio dei pali. L’altra, di Simplicio dopo 13′ di gioco: Vucinic e Cassetti assemblano, il centrocampista impacchetta nel tempo di una folata di vento. Gli fa eco Eto’o, 35′: contropiede locale con il 9 che attacca a destra, entra in area e conclude di interno sinistro; 18′ della ripresa, mentre Burdisso frana su Pazzini e procura il rigore per l’Inter e il rosso diretto per se stesso, quello – Eto’o – già sta pensando a come calciare. Messo a fuoco, il click è immediato: angolo alla destra di Julio Sergio che può solo intuire. Dopo di lui, Motta al 27′: Sneijder ed Eto’o si trasformano in comprimari, il neo convocato da Prandelli insacca di testa. Vucinic accorcia: 31′, calcia De Rossi e incrocia il montenegrino. Loria riapre: 37′, stacca Juan e il neoentrato indovina posizione e momento, tap in vincente. Chiude Cambiasso, 46′: l’argentino scaccia ogni paura con un sinistro imprendibile.

Quel che hanno eluso questa manciata di righe sono emozioni a raffica come i capovolgimenti di fronte cui si è assistito. Quantità di palpitazioni che non differiscono, per numero, alla mole di fraseggi con cui perforare gli spazi. E quintali di sensazioni positive che hanno lasciato scorgere quel che può succedere nel corso di un frangente di vita vissuta. Tutto e il contrario di tutto.

Onore ai vincitori, come no. Ma chi vince, se vince lo sport? Gara da guardare e riguardare più di una volta. E sebbene le tifoserie cantino a squarciagiola cori per l’una o per l’altra squadra, è parso che le ottanta mila voci del Meazza proseguissero in coro e all’unisono.

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