Serie A 12a giornata: Inter – Milan 0-1

di Redazione 1

Foto: AP/LaPresse

Posticipo della dodicesima giornata di serie A.
Stadio Giuseppe Meazza di San Siro, Milano:
Inter-Milan 0-1
Rete: 5′ pt rig. Ibrahimovic (M)

Meazza tutto esaurito, colpo d’occhio a misura di click: curva nord e curva sud si lasciano immortalare nella stesura delle coreografie pensate per il match. I milanisti optano per una una gigantografia corredata dallo striscione che recita “Una strada infinita che dura da una vita“. Interisti in replica con l’ovvio riferimento al triplete dello scorso anno, la scritta recita “Un, due tre, il triplete vie per te“.

In tribuna – tra gli innumerevoli vip – Mario Balotelli e Usain Bolt: per l’ex Zlatan Ibrahimovic è inondazione di fischi fin dalle prime battute. Benitez sceglie la prudenza: Snejider dietro alla coppia formata da Milito ed Eto’o, il rombo in mediana con l’inserimento di Obi dal 1′. Materazzi titolare nella sfida che sente di più: gli tocca marcare Ibra. Allegri replica affiancando allo svedese Robinho, Ronaldinho in panchina; i quattro di centrocampo sono Seedorf, Flamini, Gattuso e Ambrosini; retroguardia affidata a Thiago Silva e Nesta.

Inter chiamata all’aggancio ai cugini (in caso di vittoria), Milan atteso per il controsorpasso ai danni della Lazio (temporaneamente prima in classifica dopo la vittoria sul Napoli). Sotto la luce artificiale dei flash, si comincia. Meglio: i rossoneri iniziano con foga evidente, i locali subiscono il pressing immediato dei cugini. Al 3′ Abate libera Seedorf ma il colpo di testa dell’olandese si spegne a lato.

Dopo 2′ Tagliavento decreta un rigore sacrosanto per gli ospiti: Ibra sguscia, Materazzi non lo tiene ed è costretto al fallo netto. Sotto una bordata di fischi, l’ex si incarica dell’esecuzione: tiro perfetto, palla da una parte e Castellazzi dall’altra. Impossibile non ripensare al 2007, quando a vestire i panni dell’ex fu Ronaldo e al brasiliano accadde di portare in vantaggio i rossoneri. Finì 2-1 per l’Inter. E’ l’auspicio interista, l’incubo degli ospiti.

I quali, tuttavia, soffrono poco per tutta la prima frazione. E’ semmai il Milan a rendersi pericoloso in più di una circostanza. Al 14′ Ibra lancia Flamini, Cordoba interviene con tempestività e per poco non rischia il secondo penalty. 3′ dopo splendido pallonetto di Ibra su Lucio con conseguente lancio per Robinho: stavolta è Materazzi a mettere una pezza; al 20′ Ambrosini serve lo svedese che calcia da posizione defilata e sfiora la traversa. Il possesso palla è dei padroni di casa ma Abbiati sbadiglia che è un piacere: l’unico brivido glielo suscita Sneijder su punizione (40′), palla fuori di pochissimo. Prima dell’intervallo Obi è costretto al cambio per infortunio: dentro Coutinho.

Tocca a Benitez stravolgere e rinvigorire l’undici di casa: fuori Milito e dentro Pandev. Allegri toglie Gattuso e lancia in mischia Pirlo. Tutto pronto per la ripresa, si può ricominciare. Con l’innesto del metronomo per antonomasia, ancora più facile – per i rossoneri – smistare una quantità enorme di palloni da un piede all’altro. Nessun segnale da parte di Lucio e compagni, l’unica conclusione verso Abbiati giunge all’11’: ancora Snejider su punizione, l’estremo rossonero c’è.

Al 15′ la gara rischia di cambiare fisionomia: scaramuccia tra Pandev e Abate, giallo a entrambi ma il biondo milanista era già ammonito. Milan in dieci ma l’Inter è in evidente difficoltà nel mettere le punte in condizioni di calciare. Ci si affida a tiri dalla distanza (18′) che nascono dai piedi del solito Snejider. Tra il 22′ e il 24′ Seedorf e Stankovic calciano dal limite e mettono paura agli estremi avversari. Ritmi elevati ma con l’intensità cresce anche il nervosismo: un contrasto tra Ibra e Materazzi costringe il nerazzurro ad abbandonare il terreno di gioco. Il finale è giocato in una sola metà campo ma, per quanto i nerazzurri pressino, nessuno riesce a concludere a rete se non in maniera casuale e imprecisa. Milan in testa al campionato e, a questo punto, principale candidato per la vittoria dello scudetto. Fossimo in Benitez, cominceremmo a preoccuparci.

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