Adriano: a Roma fino al 2013

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Foto: AP/LaPresse

Stava per trasformarsi in un caso, l’ennesimo caso creato da un giocatore nato Imperatore e trasformatosi nel giro di qualche anno nell’ultimo dei plebei. La sua ultima esperienza italiana – con la magia dell’Inter – è stata tragicomica e si è conclusa con una sceneggiata degna del miglior regista napoletano. Alla fine della fiera Adriano voleva solo restare in Brasile, vicino alla sua famiglia, agli amici di sempre, al clima di casa.

Poi è arrivata l’offerta della Roma e lui non ha saputo resistere alla tentazione di tornare a giocare nel palcoscenico che conta, per di più in una città “calda” come Roma, sostenuto da una tifoseria che riesce a farti sentire un vero Imperatore. Di occasioni per mettersi in mostra ne ha avute ben poche, causa la forma fisica non proprio eccellente, e allora ecco ricominciare i capricci, la solita scusa dei problemi burocratici che lo bloccavano al ritorno dalle vacanze natalizie ed una dichiarazione ad un sito brasiliano che lasciava poco spazio ai dubbi:

Potete preparare la birra: torno al Flamengo in giugno.

Parole che suonavano come un tradimento nei confronti di una società che si sta giocando la faccia pur di recuperare quello che una volta era un campione, “rimettendoci” anche qualcosa come tre milioni di euro a stagione. Ma a quanto pare Adriano è stato vittima del solito malinteso, anzi, per dirla tutta, quelle parole non sarebbero mai uscite dalla sua bocca:

Ho un contratto con la Roma fino 2013 e voglio rispettarlo, l’ho promesso. Non so cosa abbia inventato questo sito: se volevo stare in Brasile, staccavo il telefono e dicevo al mio procuratore che volevo stare lì. Devo chiedere scusa al mister e alla squadra per il ritardo, ma sono felice di stare alla Roma. Il problema con il passaporto? Io non ho votato, per cui non potevo prendere il passaporto subito, mi hanno bloccato e per questo sono arrivato in ritardo. La presunta intervista è stata tutta inventata, ma nella mia vita hanno sempre inventato un sacco di cose, che sono qui, che vado là, ma io ho sempre detto alla società quello che ho fatto in Brasile e sono felice di tornare in squadra.

Facciamo finta di credergli?

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