Ancelotti è già all’ultima spiaggia

di Redazione Commenta

La fortuna di Ancelotti? Quella di avere alle spalle una società che non reagisce d’impulso, mettendo alla gogna un allenatore dopo due gironate di campionato. Fosse stato il mister del Palermo, sarebbe finito a spasso dopo le debacle del precampionato, sebbene in quel periodo poteva aggrapparsi a scuse più o meno plausibili, come l’assenza di Ronaldinho e Pato e, più in generale, la mancanza di attaccanti.

Ma ora la squadra c’è, certo non al completo, ma i reparti sono coperti dalla presenza di fior di giocatori e le giustificazioni cominciano a diminuire. Per ora la panchina non è messa in discussione, nonostante l’ennesima figuraccia esibita in quel di Genova, dove i padroni di casa sembravano dover lottare per lo scudetto, di fronte ad una squadra spaesata e senza idee.

E dire che in campo c’era la presenza simultanea di tre palloni d’oro, i cui nomi dovrebbero far paura solo a pronunciarli, ma non è bastato. Ronaldinho probabilmente ha ancora nelle orecchie i fischi ricevuti a Rio De Janeiro, nell’ultima deludente gara con la sua nazionale; Kakà ha provato qualche azione alla sua maniera, ma il livello di forma ottimale è ancora molto lontano; Shevchenko deve ancora calarsi nella nuova realtà e chiede tempo. Insomma, Palloni d’Oro si, ma per ora è un oro placcato.


Le colpe di Ancelotti? E’ difficile in questo momento della stagione stabilire dove abbia sbagliato il tecnico, che si difende dietro la scusa del poco tempo a disposizione per mettere su una squadra con ambizioni da scudetto. Gli uomini ci sono, manca semmai l’amalgama, manca un centrocampo capace di filtrare, manca la posizione in campo delle primedonne.

Il tecnico per ora gode della fiducia della società. Galliani ieri ha ribadito che Ancelotti resta al suo posto; lo stesso Berlusconi dopo la gara ha chiamato il mister per rincuorarlo e rassicurarlo sul suo futuro, ma è chiaro che in caso di nuove prestazioni deludenti, quella di Ancelotti sarà la prima testa a saltare. E domenica c’è la Lazio, prima in classifica e trascinata dal giovane Zarate che ha già dimostrato doti di campione, lui che Pallone d’Oro non è. Poi arriverà la Reggina, prima della prova verità con l’Inter.

Un trittico che sa già di ultimatum per l’allentore, sebbene in via Turati si continui a dire che Ancelotti non si muove da Milano.

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