La Juventus è bianconera perché…era povera

di Redazione Commenta

Le storie dei club di calcio molto spesso si trasformano in leggenda. Gli storici, ma soprattutto i tifosi, ci ricamano spesso su, travisando gli effettivi avvenimenti in grandi storie maestose. Ma alle volte queste vicende vengono a galla. Ed è proprio quello che è successo oggi, grazie a due studiosi di araldica fiorentini, Sergio Salvi e Alessandro Savorelli,  quali, con una lunga ricerca tra documenti storici, araldici e antropologici, sono riusciti, tra le altre cose, a risalire al motivo per cui le varie squadre di serie A hanno quei colori sociali.

La storia più simpatica è quella della Juventus, club che ha da sempre definito la maglia a strisce bianche e nere come elegante. La realtà dei fatti è un’altra. Siamo sul finire dell’Ottocento, quando ancora lo Sport Club Juventus aveva le maglie rosa e non apparteneva alla famiglia Agnelli. Il colore delle maglie era dovuto al fatto che le mamme dei calciatori avevano quella stoffa a disposizione, e loro la adottarono come maglia ufficiale. Il problema era che il rosa a lavarlo scoloriva, e così bisognava utilizzare dei colori meno problematici. Si scelse il bianco e il nero, ma non avendo a disposizione tanto denaro, si decise di acquistare le maglie di “seconda mano” da una squadra inglese, il North County di Nottingham. Chi l’avrebbe detto che dopo 100 anni la titolare delle maglie rimanesse sconosciuta, e la squadra povera sarebbe diventata una delle più titolate al mondo.

Ma diverse curiosità ci sono anche sulle altre squadre. E’ giusto infatti chiamare il Milan “Il Diavolo”. Il suo fondatore infatti, un inglese anticlericale, scelse il rosso e il nero perché considerati i colori diabolici. I cugini dell’Inter invece, sempre in vena di dispetti, decisero di adottare i colori nerazzurri per avere una tonalità cromatica più forte del rossonero. Il giallorosso della Roma è diverso da quello del Lecce, almeno come origine. La squadra della Capitale adottò questi colori perché rappresentavano i colori imperiali dell’oro e il rosso della porpora; i salentini invece li adottarono come omaggio all’araldica degli Aragona.

L’unica squadra con colori “motivati” pare essere il Genoa, dato che il tema del Grifone, simbolo della città, è in rosso e blu, mentre più astruso è il motivo che ha portato i cugini ad indossare il blucerchiato. Il fondatore della Sampdoria dovette accontentare la tradizione legata ad Andrea Doria (scacchi bianchi e blu) e i detrattori dell’ex club che poi si fuse nell’attuale squadra, la Sampierdarenese, che aveva strisce orizzontali rosse e nere. Tutto questo, e altre curiosità, potrete trovarlo nel libro “Tutti i colori del calcio. Storia e araldica di una magnifica ossessione” che uscirà il prossimo 7 gennaio.

Fonte: [ansa]

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