Terza giornata Champions League gruppo G
Stadio Bernabeu, Madrid
Real Madrid-Milan 2-0
Reti: 13′ Ronaldo (R), 14′ Ozil (R)
Tramortiti così. Con un uno-due capace di spezzare la partita in men che non si dica. Il Milan della prima parte di gara non esiste. O non resiste. Perchè di fronte le undici Merengues aggrediscono dall’istante immediatamente successivo al fischio del direttore di gara.
Tanto Real Madrid a scapito di una squadra – non ci fosse il blasone della bacheca verrebbe da dirlo – intimorita: pieni di paura, i rossoneri, il cui centrocampo fa il paio con la difesa e va in bambola davanti a un Cristiano Ronaldo tornato quello che vorrebbero sempre vedere gli sponsor. CR7, semplicemente un fenomeno a cui basta dar palla per lasciare che inventi.
Oppure, come accade al 13′ in occasione della punizione concessa ai locali, basta semplicemente consegnargliela che poi, a sistemarla a terra ci pensa da sè. Calcia con potenza e precisione mentre la barriera ospite si apre che ancora ti chiedi perchè: Amelia può solo osservare la sfera passargli di fianco, sulla sinistra, e finire in rete.
Il 4-3-1-2 di Allegri (Pato, Ibra, Ronaldinho ci sono) non fa in tempo ad assestarsi che, tanto, lui è già sfilato un’altra volta. CR7. Lo lasci al limite dell’area, conti fino a due, ha già eluso l’intervento dei marcatori e fatto in tempo a mettere in mezzo. Tra Ozil e il raddoppio ci sono 14 metri e la schiena di Bonera.
Tra Amelia e il miracolo, gli stessi metri, la stessa schiena. La sorte dice Real, seconda rete in due minuti. Mourinho gongola mentre Gattuso e compagni abbozzano una reazione: la si nota sotto il profilo agonistico, assai meno se provi a fare la conta delle conclusioni.
Un tiro alto di Zambrotta al 26′, la traversa di Pirlo da calcio piazzato (complicità di Casillas) al 29′, la conclusione imprecisa di Ronaldinho al 34′. Il problema è quello di non scoprirsi eccessivamente ed evitare che il pallone finisca a Ronaldo che, se non opta per l’iniziativa personale (messo a sedere Nesta al 37′, Amelia para) è solo perchè Ozil è sempre lì.
A quattrodici metri tra la doppietta e Amelia (che, al 43′, si supera in tuffo). Che l’intervallo possa servire a svegliare il Milan è auspicio che – con il passare dei minuti – si tramuta in rimpianto. Non è un Milan che subisce incondizionatamente, semplicemente una squadra incapace di presentarsi dalle parti di Casillas con facilità: Pato è un Papero docile che si guarda intorno, Ibra è purtroppo in versione “altra” rispetto a quella che Mourinho ha detto di conoscere e non si vede mai, se non in occasione di calci d’angolo.
E non perchè influisca, semmai per il fatto di essere più pertica degli altri. Buon per Bonera e compagni che neppure Higuain sembra il cecchino di altre volte (sbaglia gol facili al 18′ e al 22′). Chi entra e prova a scuotere è Inzaghi: al 36′ crea scompiglio tra le maglie bianche ma nè Ibra nè Robinho sanno essere validi coadiuvatori.
Il 2-0 resta punteggio definitivo: il Real ha meritato di gran lunga ma sull’esito conclusivo hanno influito anche gli episodi e le individualità. Sulle seconde i rossoneri avrebbero potuto fronteggiarsela alla pari (ma le stelle rossonere sono sembrate solo sbiadite copie di se stesse), sui primi decide la sorte. Che a volte ti assiste e altre, invece, ti tramortisce così. Tra il 13′ e il 14′.
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