Petrucci a gamba tesa sull’AIC: “Assurdo scioperare”

di Redazione Commenta

Foto: AP/LaPresse

Trattative ad oltranza tra Lega di serie A, AIC e FIGC – che cerca di svolgere il ruolo di mediatore -, per scongiurare lo sciopero dei calciatori dell’11 e 12 dicembre. Oggi ad esempio è previsto un rendez-vous telefonico tra il presidente FIGC Abete e i vertici dell’Assocalciatori – ovvero Sergio Campana e Leonardo Grosso. Intanto gli avvocati Gentile – FIGC – e Briamonte – Lega – sono impegnati a scrivere un testo definitivo da inviare all’Aic.

Sullo sciopero è tornato ad esprimersi il presidente del CONI Gianni Petrucci:

Ottimista o pessimista su una possibile revoca dello sciopero?
Sono realista, ho fiducia nel presidente Figc Abete affinché il buon senso prevalga. Fare questo sciopero significa non rendersi conto del momento che sta attraversando il Paese e il resto del mondo. Questa proclamazione è di una assurdità tale che significa non aver letto i giornali.


Il capo dello sport italiano non vuole essere considerato uomo di parte:

Io non tifo per una parte, io tifo perchè si giochi.

e il calcio secondo il presidente del CONI è una cosa pubblica.

Secondo Petrucci è l’AIC ad avere imboccato una strada sbagliata:

Si dice che tutti i calciatori sono d’accordo, ma non è stata fatta un’assemblea. Credo che dopo questa questione, debba essere rivista tutta la materia. Abete convocherà le parti, tutti dovranno andare senza pregiudizi perché questa giornata si deve giocare.

Ovvio finale dedicato all’effetto che avrebbe uno sciopero sul bistrattato calcio italiano:

Non giocare sarebbe un bruttissimo spot per il calcio italiano. Non vogliamo passare alla storia come il paese che non si rende conto della situazione. Sono ottimista sul fatto che Abete abbia in mano la situazione.

In chiusura non riesco a non esimermi dal fare un commento: lo sciopero sarebbe un autogol per tutto il movimento. D’altra parte i calciatori hanno tutto il diritto di scioperare come ogni altro lavoratore dipendente – anche se guadagnano molto di più. L’incongruenza è che i calciatori sono l’unica categoria di dipendenti che scioperano senza perdere un euro del loro stipendio. Scioperare così è troppo facile.

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