Superlega: inizio e fine di un progetto ambizioso

Superlega

Sembra un giorno qualunque, il 18 aprile 2021. Quantomeno, inizia come un giorno qualunque per tutti gli appassionati di sport, e calcio in particolare. Nel giro di qualche ora, però, il mondo del pallone viene completamente (e temporaneamente) capovolto, rovesciato, provocando reazioni tra le più forti che si siano mai viste nella storia della disciplina.

Comincia tutto da qualche rumor pomeridiano, in cui si fa strada l’idea di una “Superlega”. Nulla di nuovo, visto che di un super campionato formato dai top club europei si parla ormai da anni per avvicinarsi ai modelli sportivi americani come NBA ed NFL. Nulla di concreto, ovviamente, per molti semplicemente voci di corridoio provenienti da fonti poco attendibili.

Eppure, nel pomeriggio dello scorso 18 aprile queste voci cominciano a farsi sempre più insistenti. Noti giornalisti riportano di meeting segreti tra alcuni dei dirigenti sportivi più importanti al mondo. Alcuni continuano a pensare al bluff, almeno fino a sera, quando l’idea della Superlega sembra ormai destinata a diventare realtà.

Per l’ufficialità bisogna però aspettare la mezzanotte. La prima squadra italiana a rilasciare un comunicato ufficiale è la Juventus, il cui presidente Andrea Agnelli, tra i principali fautori del progetto assieme al presidente madridista Florentino Pérez, lascia l’ECA.

Il 19 aprile 2021 la Superlega è quindi realtà. Si tratta di una lega a cui prenderanno parte 12 tra i club più importanti al mondo (AC Milan, Arsenal FC, Atlético de Madrid, Chelsea FC, FC Barcelona, FC Internazionale Milano, Juventus FC, Liverpool FC, Manchester City, Manchester United, Real Madrid CF e Tottenham Hotspur), a cui se ne aggiungeranno altri 8 negli anni a venire, per un totale di 20.

Gli obiettivi sono più che ambiziosi e nascono da una necessità assoluta: quella di uscire da una crisi economica che potrebbe essere irreversibile. Per farlo, i club fondatori hanno deciso di svincolarsi dal “monopolio” della UEFA, creando una lega che garantirebbe loro 3,5 miliardi netti da distribuire (quasi) equamente.

La Superlega puntava a regalare uno spettacolo mai visto prima, con squadre e campioni straordinari a darsi battaglia di settimana in settimana, un modo per aumentare l’appeal di uno sport che negli anni è invecchiato molto, in termini di pubblico. Uno sport che, come se non bastasse, genera ricavi decisamente più bassi rispetto ai competitor pur essendo quello più seguito in tutto il mondo. Nella stagione 2018/19, ad esempio, la Champions League ha portato nelle casse dell’Uefa 2,853 miliardi di euro. Di contro, nello stesso anno, la NFL ha raggiunto ricavi pari a 17 miliardi di dollari, di cui 5 provenienti solo dai diritti tv.

Oltre a quanto appena detto, l’attuale sistema rende la vita molto difficile agli atleti e agli allenatori, costretti a scendere i campo anche 3 volte nell’arco di una settimana. Lo ha ripetuto Guardiola proprio di recente ma l’allenatore spagnolo è solo l’ultimo di una lunga serie di personalità del mondo del calcio, che da tempo chiedono a gran voce un calendario meno fitto. Effettivamente, l’attuale sistema sembra avere un effetto negativo sui giocatori che arrivano spesso scarichi in partite decisive.

Superlega

Nonostante gli obiettivi ambiziosi, la Superlega si è rivelata un flop senza precedenti e si è sciolta in circa 48 ore. A provocare un effetto domino sono state innanzitutto le squadre inglesi, che hanno fatto marcia indietro tra la serata del 20 aprile e la nottata del 21, probabilmente a causa delle forte reazioni di tifosi e non solo. In generale, la Superlega non è stata accolta bene e anzi, governi e istituzioni si sono scagliati contro il progetto. Alla base di tutto, la volontà di mantenere il calcio uno sport “meritocratico” e quindi aperto a tutti.

Parte proprio da qui il fallimento della Superlega, dall’aspetto comunicativo. Un’idea così innovativa non poteva suscitare reazioni forti, a tratti scandalizzate. Fin dal primo momento, però, il tutto è sembrato superficiale e approssimativo. Nessuna conferenza comune, nessun documento ufficiale che spiegasse nel dettaglio il funzionamento del nuovo campionato. Soprattutto, nessuna rassicurazione nei confronti del sistema calcio nella sua interezza, formato anche da realtà più piccole che si sono sentite tradite e abbandonate.

In sostanza, la Superlega è stata venduta molto male. Qualche comunicato rilasciato dalle società sportive coinvolte e un sito web messo in piedi dall’oggi al domani hanno lasciato l’amaro in bocca a tutti quelli che speravano in un cambiamento così importante. D’altro canto, chi non è mai stato convinto dal nuovo progetto ha potuto esultare e continuerà a farlo, chissà per quanto ancora.

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