Iaquinta, esultanza polemica e scuse

di Redazione Commenta

Correva il minuto numero 77 di UdineseJuventus, quando Vincenzo Iaquinta segnava la rete del 4-0 per i bianconeri di Torino di fronte al pubblico che fu suo per diverse stagioni. Esultanza contenuta, come lo era stata quella dell’altro ex, Quagliarella, in occasione della rete del 2-0? Nient’affatto, perché il campione del mondo si lasciava andare ad una gioia rabbiosa, esagerata, polemica nei confronti dello Stadio Friuli. Una scena non apprezzata dal patron Pozzo, che a fine gara ha fatto sentire la propria voce, dicendosi amareggiato dal comportamento dell’ex pupillo:

Iaquinta mi ha deluso: in 25 anni non ho mai visto una simile mancanza di rispetto. Abbiamo preso Iaquinta che era un povero ragazzo. Lo abbiamo scovato in serie C, nel Castel di Sangro, lo abbiamo cresciuto, lanciato nel grande calcio, pagato puntualmente e profumatamente e poi venduto alla Juve. Non meritavamo un trattamento del genere.

L’attaccante juventino ha poi avuto modo di spiegare il proprio gesto e di scusarsi:

Ci tengo a precisare che non ce l’avevo con il presidente, una persona tranquilla con la quale non ho mai avuto problemi. Il mio gesto era rivolto ai tifosi dell’Udinese. Oggi avevo voglia di giocare e di far gol perché mi sono state rivolte accuse gravi, nei confronti di mia madre. Comunque chiedo scusa.

E ancora:

Sono sempre stato un ragazzo bravo ma è la terza volta che vengo a Udine e prendo valanghe di insulti: oggi ho fatto gol e non ho retto. A Udine ho passato momenti bellissimi, siamo andati in Champions, sono stato nella storia dell’Udinese e non so perché oggi ci sia questo astio nei miei confronti. Ci tengo a dire che con Pozzo non ho mai avuto problemi e mi spiace per quello che ha detto e pensato su di me. Io sono un ragazzo istintivo e mi sono già pentito di ciò che ho fatto. Peccato perché era una gara tranquilla e dopo il mio gesto si è accesa. Mi dispiace, poi comunque parlerò personalmente con il presidente.

Il buon Pozzo sarà disposto a perdonare o se la legherà al dito come la più grande offesa ricevuta in carriera?

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