Ronaldo, ascesa e declino di un Fenomeno

di Redazione 1

Foto: AP/LaPresse

374 reti in 538 gare disputate tra nazionale, campionati e coppe varie, nel corso di una carriera che ha conosciuto momenti di gloria assoluta nell’Olimpo degli dei del calcio e discese repentine sulla terra, al pari di un qualunque altro mortale o addirittura negli inferi di una sfortuna che non ha eguali al mondo.

Ronaldo Luís Nazário de Lima, solo Ronaldo per gli amanti del calcio o il Fenomeno per coloro che ne hanno apprezzato le doti sopraffine, ha dato un senso a più di un decennio di calcio, a suon di dribbling, scatti fulminanti, doppi passi e colpi da maestro, che partivano dai suoi piedi con una facilità impressionante.

Il mondo si accorse della sua esistenza quando vestiva la maglia del Psv Eindhoven. 55 gol in 57 partite, numeri da far arrossire il più prolifico degli attaccanti, tanto da attirare l’interesse del Barcellona. Un solo anno con la casacca blaugrana e 47 reti messe a segno in 49 partite, a dimostrazione del fatto che un campionato vale l’altro quando si hanno dei piedi come i suoi.

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La conferma di tale tesi arrivò l’anno successivo, allorché Ronaldo passato nel frattempo alla corte di Moratti riuscì a segnare ben 25 gol nel campionato italiano. Solo gioie? Purtroppo no, perché il Fenomeno era atteso dal periodo più difficile della propria carriera e forse proprio da lì cominciò la sua parabola discendente. Era il novembre del 1999 e l’attaccante nerazzurro subì un gravissimo infortunio in una gara di campionato, riportando la lesione del tendine rotuleo del ginocchio destro.

Sei mesi di stop e poi il rientro in campo, in una gara di Coppa Italia contro la Lazio. Milioni di telespettatori ancora ricordano lo scatto fulmineo verso la porta avversaria prima del crollo a terra e l’uscita in barella tra le lacrime: ancora lo stesso ginocchio, ancora lo stesso tendine, stavolta lesionato completamente. A quel punto in pochi avrebbero scommesso su un suo ritorno all’attività agonistica, ma Ronaldo stupì gli scettici e tornò in campo di lì a qualche mese, pur non riuscendo a contribuire alla conquista dello scudetto nel maggio del 2002 (ricordate il 4-2 subito in casa della Lazio nell’ultima di campionato?).

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All’inizio della stagione successiva il destino di Ronaldo passò ancora una volta per la Spagna, stavolta nel Real Madrid, dove il Fenomeno riuscì a segnare ben 104 reti in 177 partite (alla faccia del giocatore finito!). Quattro stagioni in blancos poi il ritorno in Italia, a Milano, ma con la maglia rossonera. Un periodo non felicissimo per lui, a causa di diversi infortuni che ne compromisero il rendimento, fino al 13 febbraio del 2008, quando Ronaldo conquistò la palma di giocatore più sfortunato della storia, procurandosi la lesione del tendine rotuleo del ginocchio sinistro.

Il resto è storia recente, con il passaggio al Corinthians nel 2009, dove ha messo a segno 18 reti in 31 partite, prima di annunciare il ritiro per evidenti limiti fisici.

Impossibile citare tutti i trofei messi in bacheca dal campiona brasiliano (su tutti due Palloni d’Oro e due Coppe del Mondo), così come è impossibile descrivere a parole le sue magie, tra le più belle che i miei occhi abbiano mai ammirato su un rettangolo verde.

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