Lazio, i segreti della rinascita

di Redazione 1

Foto: AP/LaPresse

Fino a 5 mesi fa la Lazio rischiava seriamente la retrocessione in serie B. Poi qualcosa è cambiato. Nelle ultime giornate la squadra ha mostrato altra voglia, altro spirito, si è salvata bene ed è partita alla grande nel nuovo campionato (5 vittorie, un pareggio e solo una sconfitta contro la Sampdoria alla prima di campionato quando i blucerchiati erano più avanti con la preparazione). Risultato: primo posto dopo 7 giornate. Una posizione che mancava ormai da una decina di anni circa, cioè dall’ultimo scudetto.

I motivi di una rinascita che non sembra doversi fermare qui li spiega molto bene il quotidiano La Repubblica questa mattina, e li racchiude in 10 “segreti” che in realtà sono una serie di eventi, alcuni fortuiti e altri voluti, che hanno fatto risorgere un ambiente a pezzi e che ora può sognare.

  1. Patto di Norcia. Lo scorso anno, nel momento più buio della stagione, Reja portò la squadra a Norcia in ritiro. Lotito mandò uno psicologo motivazionale, Reja gli sbattè la porta in faccia e questo gesto dette una scossa alla squadra. Da quel momento in poi il ritiro è servito a ricompattare lo spogliatoio e a far superare le reticenze del passato (vedi i problemi contrattuali di Ledesma e soci).
  2. Fattore Reja. Il tecnico che veniva da un’esperienza negativa sulla panchina del Napoli ha trovato un ambiente in piena crisi, ma la sua capacità principale è proprio quella di risollevare gli ambienti con il morale sotto i tacchi e far risorgere il gruppo compattandolo. La sua esperienza gli ha permesso di vederci giusto, chiedendo di mantenere in squadra Ledesma ed ingaggiare Hernanes, ed è qui la chiave della sua squadra.
  3. Turn over senza polemiche. La squadra è unita perché non ci sono veri e propri titolari. La rotazione funziona e chi rimane in panchina o va in tribuna esulta per i compagni, nessuno rema più contro come avveniva lo scorso anno.
  4. Zarate. Reja appena arrivato lo disse: Zarate diventerà un campione se imparerà a giocare con la squadra. Detto fatto. I dribbling si sono ridotti all’osso, ed il fenomeno argentino si è messo al servizio dei compagni. Segna un po’ meno, è meno spettacolare, ma è molto più efficace e la sua presenza in attacco si sente.
  5. Hernanes. Il miglior colpo di mercato dell’anno. Pagato relativamente poco (13 milioni di euro), Hernanes è diventato il faro della squadra. Segna, fornisce assist, recupera palloni e tutti i compagni si appoggiano a lui.
  6. Mauri. Campione ad inizio carriera, brocco per diverse stagioni, ora è tornato quello che era all’inizio, un leader bravo sia in fase offensiva che difensiva, tanto da meritarsi la convocazione in nazionale.
  7. Qualità. Reja ha dalla sua una maggiore qualità di squadra rispetto allo scorso anno. Ledesma infatti ha saltato due terzi della scorsa stagione per problemi con Lotito, Matuzalem era sempre infortunato, Mauri e Zarate erano sottotono, Floccari è arrivato solo a metà campionato e non c’era Hernanes. Ora che tutti questi fattori sono in campo, la Lazio fa davvero paura.
  8. Lotito. Il presidente laziale ha deciso di mettere da parte orgoglio e regole ferree, e ha deciso di diventare più “morbido” per il bene della squadra. La contestazione dei tifosi ha trovato terreno fertile, e così Lotito ha finalmente capito come si guida una squadra di calcio, ed i risultati si vedono.
  9. Aquila. Sembrava una sciocchezza, ma nello sport i simboli contano, e a volte mascotte così forti come un’aquila possono dare la carica ai tifosi e ai giocatori. Quando poi anziché un pupazzo, l’aquila è vera e sorvola l’Olimpico prima della partita, l’effetto è anche maggiore.
  10. Tifosi. Le contestazioni sono quasi finite, il calo degli abbonamenti non pesa più perché i biglietti vengono venduti, e l’energia utilizzata prima in maniera negativa ora viene convogliata nell’incitamento alla squadra. Il miracolo voluto da Lotito pare si stia compiendo. Resta solo da vedere quanto durerà.

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