I fischi a Ibra e la fine del calcio

di Redazione Commenta

Prima in classifica da inizio campionato, un distacco dalla seconda che (francamente) pare incolmabile, vicina al terzo scudetto consecutivo conquistato sul campo. Certo, l’Inter poteva fare ben altro percorso in Champions e in Coppa Italia, ma non si può avere tutto dalla vita. E poi se c’è uno al quale non può essere rimproverato proprio nulla, quello è Zlatan Ibrahimovic, con quella capacità di trascinare la squadra e 21 gol messi a segno, molti dei quali determinanti. Ma i tifosi nerazzurri hanno un palato sopraffino e non si accontentano (forse avrebbero voluto vincere lo scudetto già da gennaio, per poi godersi lo spettacolo) e si concedono il lusso di fischiare lo svedese alla prima conclusione sbagliata.

Lui sopporta e va avanti, ma quando finalmente infila Muslera con un missile terra-aria, si sfoga contro la sua gente, zittendo tutti con un gesto inequivocabile e con l’aria di chi non accetta di essere messo in discussione. Poi a fine gara fa un passo indietro di fronte alle telecamere:

Faccio vincere il quarto scudetto consecutivo all’Inter, poi me ne andrò in vacanza. Se non mi avessero fischiato, magari non avrei segnato. Che cosa dico ai tifosi? Vincerò il mio terzo titolo di fila, mi dispiace…

A noi invece dispiace assistere alla morte del calcio, perché se si fischia uno come Ibra, vuol dire che c’è ben poco da commentare.

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