Terminata la “Clericus Cup”, ma che cos’è?

di Redazione Commenta

Tentiamo un pò di stemperare gli animi di questo finale di campionato così teso tra serie A, serie B e campionati esteri, con un campionato che di teso ha ben poco, e anzi fa sorridere: la Clericus Cup, il torneo del Vaticano.

A questa strana coppa, giunta alla seconda edizione, si possono iscrivere tutti i Collegi, le Università, i Convitti e i Seminari Pontifici ubicati nel Lazio, un pò come si faceva quando eravamo ragazzini, che facevamo i tornei tra le scuole. Anche questo campionato ha i suoi oriundi. La vincitrice, Mater Ecclesiae, era composta da quasi tutti componenti sudamericani (la maggior parte messicani), come a dire che non c’è bisogno di estenuanti allenamenti, i ragazzi di quelle zone sono forti di natura.


Ma cerchiamo di capirne un pò di più. L’obiettivo è di far entrare negli istituti religiosi la cultura sportiva, per far crescere le anime e la forza di volontà dei partecipanti. E’ un’organizazzione ovviamente no profit, che serve anche a far avvicinare il pubblico al mondo dei religiosi, attraverso le attività sportive, che molto spesso sono le uniche a smuovere le coscienze degli spettatori.
Gli iscritti quest’anno sono stati 311, provenienti da 50 paesi diversi. La maggior parte sono italiani, ma troviamo anche gente che proviene da lande che non hanno mai sentito parlare di calcio (o di cui noi, dal punto di vista calcistico, non abbiamo mai sentito parlare) come Papua Nuova Guinea, Rwanda, Vietnam e Myanmar.

Sponsor del tornero sono Assitalia (ex sponsor anche di Roma e Lazio) e Lotto. Le squadre ad iscriversi al campionato sono 16, divise in due gironi da 8. Si qualificano le prime 4 di ogni girone che disputano quarti, semi-finali e finali. Le gare di disputano in due tempi da 30 minuti, e l’arbitro ha a disposizione oltre ai classici cartellino giallo e rosso, anche uno azzurro, che vuol dire espulsione per cinque minuti. I campioni in carica erano i Redentoris Mater, che anche quest’anno sono arrivati in finale. La cosa simpatica è che anzichè le bandiere ci sono le immagini Sacre, e il pubblico anzichè intonare cori da stadio, canta canzoni da Chiesa o recita preghiere.
Addirittura durante la finale, disputata ieri, le persone che abitavano vicino al campo di San Pietro (da cui si scorgeva anche la cupola) si sono lamentate con i carabinieri per il caos che questi tifosi facevano, cantando a squarciagola inni per il Signore.

La finale, per la cronaca è finita 2-1 per i Mater Ecclesiale grazie ai gol di Botero e Miranda intervallati dal gol di Giacomo Piermarini per i neocatecumenali. Ma questo risultato passa in secondo piano, davanti alla gioia e alla serenità del pubblico che, facendo il tifo per l’una o per l’altra squadra, si abbracciava e cantava in un solo coro. Magari è un’esagerazione, dato che nel calcio normale questo non potrebbe mai avvenire, ma è sicuramente un esempio da tenere in considerazione. Ora i messicani potranno disputare il torneo interregionale di calcio, anche con squadre laiche. Lo slogan è “Un altro calcio è possibile“, e noi speriamo che sia così.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>