Mondiali 2018, la corruzione aleggia tra le candidature

di Redazione Commenta

Foto: AP/LaPresse

Probabilmente si tratta solo di mele marce (o almeno ce lo auguriamo), ma siccome la macchina dei Mondiali è ricca di soldi, sono molti gli individui poco raccomandabili che vi si fiondano sopra nel tentativo di ricavarci il più possibile. Lo scenario è uno ormai troppo comune: un albergo, degli imprenditori di uno dei Paesi candidati ed un alto dirigente di una federazione che chiede un “aiutino”.

L’alto dirigente è Amos Adamu, componente dell’esecutivo Fifa, gli imprenditori sono per fortuna falsi. Si tratta di giornalisti americani che prima dell’arrivo di Adamu hanno riempito la stanza di cimici e telecamere. E così, secondo quanto riportato dal Sunday Times, Adamu pare aver chiesto 800 mila dollari per costruire 4 campi di calcio in Nigeria per assicurare il voto del suo Paese agli Usa.

Secondo il tabloid britannico Adamu non sarebbe nemmeno l’unico, ma la scena si è ripetuta con Reynald Temarii, presidente della confederazione dell’Oceania, che avrebbe chiesto una somma cospicua di denaro, da destinare ad un’accademia sportiva, in cambio del voto. La Fifa ora ha aperto le indagini, ma intanto gli Usa fanno sapere che, forse per evitare imbarazzi, non si candideranno per il Mondiale 2018, spostando la propria candidatura per quello del 2022. Per l’edizione successiva a quella che si terrà in Brasile sono in lizza Inghilterra, Russia e le candidature congiunte di Belgio-Olanda e Spagna-Portogallo, mentre per il 2022, oltre agli Stati Uniti, ci proveranno anche Australia, Giappone, Corea del Sud e Qatar.

Fonte: [Repubblica]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>